La Chiesa e gli zingari: “Voi siete nel cuore della Chiesa”
Città del Vaticano – “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa”. Con queste forti parole, il 26 settembre 1965, Paolo VI si rivolgeva agli zingari radunati a Pomezia in occasione del loro pellegrinaggio internazionale. Quella visita segnò una particolare apertura della Chiesa al popolo gitano.
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La cura pastorale dei nomadi
La cura pastorale dei nomadi, sebbene costituisca un nuova espressione di apostolato, nella Chiesa ha avuto effettivo inizio un secolo fa, durante il Pontificato di Pio X. Ma fu soltanto sotto quello di Papa Paolo VI, con la creazione, nel 1970, della Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo, che il lavoro iniziò praticamente a livello internazionale. Papa Giovanni Paolo II, elevando detta Pontificia Commissione a Pontificio Consiglio, diede al dicastero maggiore autonomia e libertà nelle sue attività. Oggi questo ministero specializzato è ben strutturato nelle Chiese europee e va estendendosi anche ad altre Chiese locali. Nonostante il mandato affidato al Pontificio Consiglio riguardi l’assistenza pastorale di tutte le popolazioni nomadi, al presente viene prestata un’attenzione speciale soltanto agli zingari, che nel mondo sono 15 milioni. Gli zingari spesso considerano la Chiesa un’istituzione per la maggioranza della società, mentre alcune persone vedono gli zingari come un piccolo gruppo che non ha bisogno di alcuna cura pastorale speciale. Come risultato pochi sacerdoti si dedicano a tempo pieno a questo apostolato. La situazione esige una pastorale che coinvolga gli stessi zingari, come soggetti e protagonisti. Essendo essi perennemente in movimento, la loro cura include la necessità di integrare le loro famiglie nelle comunità parrocchiali di accoglienza, nel pieno rispetto delle peculiarità culturali e dei valori etnici propri di questa minoranza; ove le circostanze lo richiedano, è anche possibile aprire missioni per la cura di anime e parrocchie personali. La Santa Sede ha garantito ai cappellani degli zingari facoltà speciali, note con il nome di “Pro Materna”.
Il testo integrale dell’intervento di Msgr. Anthony Chirayath, Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e Itineranti in inglese.