Il “vescovo dei migranti”, Giancarlo Perego, alla guida di Ferrara
Monsignor Giancarlo Perego
(Foto: Fondazione Migrantes)
Perego succede a monsignor Luigi Negri, il vescovo vicino a Comunione e Liberazione, protagonista in passato di alcune polemiche, che guidava la diocesi dal 2013. Negri aveva presentato le dimissioni al compimento dei suoi 75 anni, il 26 novembre 2016.
Il suo successore Perego, nato il 25 novembre 1960 a Vailate, in provincia di Cremona, è stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984 e ha compiuto gli studi nel Seminario diocesano di Cremona, conseguendo successivamente la licenza in Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Nel 1996 si è laureato in Teologia nella Pontificia Università Gregoriana e licenziato in teologia sistematica a Milano. Dal 1997 è stato nominato direttore della Caritas di Cremona fino al 2002, anno in cui viene chiamato a Roma per assumere importanti incarichi presso la Caritas Italiana, coronati, nel 2006, con la nomina a responsabile del Centro studi e Archivio storico di Caritas Italiana. Dall’11 novembre 2009 è direttore generale della Fondazione Migrantes, dal settembre 2012 consultore del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti; è infine direttore della rivista “Migrantes” e ha dato alle stampe diversi scritti e articoli. Tra gli altri incarichi svolti anche quelli di insegnante nel Seminario diocesano di Cremona dal 1996 al 2002; docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Cremona dal 1996 al 2002; assistente diocesano del MEIC dal 1997 al 2003 e assistente spirituale della FUCI dal 1997 al 2002. Dal 2009 è insegnante di Teologia dogmatica presso la Lumsa (Libera Università Maria Ss. Assunta) di Roma. Dal 30 aprile 2009, Cappellano di Sua Santità.
Stimato a livello nazionale, il presule non ha mancato in questi anni di esprimere con chiarezza il proprio punto di vista sulle diverse emergenze che interessano l’Italia. La vicenda di Goro e Gorino, appunto, che definì «un episodio preoccupante che avviene in una terra dove la solidarietà era sempre stata un elemento fondamentale anche perché dimostra una cattiva informazione sulle storie e le tragedie di chi sbarca; preoccupante – aggiungeva – perché dimostra l’incapacità delle istituzioni di preparare una comunità all’accoglienza, continuando ad improvvisare gli arrivi».
Anche su un altro tipo di emigrazione, la “fuga dei cervelli”, ovvero il fenomeno della mobilità all’estero di persone (spesso giovani) di talento o alta specializzazione professionale, Perego non ha mancato di dire la sua. In una recente intervista per Vatican Insider, affermava: «Va cambiata politica economica e sociale. L’Italia di oggi soffre di emorragia di talenti: i giovani migliori e più preparati se ne vanno e il Paese è incapace ad attrarne di nuovi. Il 75% della popolazione è convinto che l’emigrazione giovanile sia solo un impoverimento per la cultura italiana e non piuttosto utile per il confronto con altre culture. Bisogna rileggere la geografia urbana, che sta cambiando. Occorre investire in innovazione e cultura per rendere attrattiva l’Italia rispetto all’estero».
Il vescovo, poche ore dopo l’ufficializzazione della sua nomina, ha inviato una lettera alla sua nuova arcidiocesi – riportata dal Sir – in cui scrive: «La bellezza artistica di questa città, ereditata dal Rinascimento, accompagnata dalla bellezza naturale, la bellezza umana di relazioni sociali, culturali, religiose rinnovate da nuovi incontri e legami con persone e popoli diversi, con un’attenzione preferenziale per i piccoli, i malati e i poveri, sapranno dare speranza e futuro alla città di Ferrara, di Comacchio e a tutte le nostre comunità del territorio diocesano. Le scelte di libertà, di responsabilità, di partecipazione della Chiesa di Ferrara-Comacchio, abbattendo i muri e nel rispetto dell’autonomia delle cose terrestri, saranno al servizio di questa rinnovata ‘bellezza’».
Ultima modifica il 16/02/2017 alle ore 09:45
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